2021
2020
2019
Intervista su Telenova
2017
Ospite di Sara Cassinotti al programma radiofonico I've got the Power, Radio Blabla
2016
Articolo pubblicato in occasione della mostra I LUOGHI DELL'IMMAGINARIO, per Studi Festival, su Giornale QUATTRO di Milano, edizione di aprile 2016.
2013
432 Hz
Catalogo V Edizione Premio Nocivelli
L’opera di Angelica De Rosa, di piccole dimensioni, è raffinata nella realizzazione, a mordente e inchiostro di china su cartone
vegetale, e nella concezione.
Il titolo, 432 Hz, rimanda alla sfera sonora, anzi musicale, riferendosi alla frequenza del la naturale dell’ottava centrale secondo un sistema d’intonazione che fu a lungo in uso, sino agli anni Trenta del XX secolo, quando, per convenzione internazionale
(via via accettata in pressoché tutti i paesi), si passò a un diapason regolato sui 440 hertz.
Esistono però strumentisti e compositori che, specialmente nell’ambito della musica elettronica, ancor oggi compiono
sperimentazioni e ricerche adottando un corista a 432 hertz, sulla base anche dell’opinione in base alla quale sarebbe questa la frequenza con cui
risuonerebbero le funzioni essenziali dell’organismo umano (dal battito
cardiaco alla sincronizzazione cerebrale), e la geometria stessa della creazione.
Tutto ciò, evidentemente, sta a presupposto del dipinto di Angelica De Rosa, che propone una composizione strutturata per fasce
irregolari orizzontali, con elementi che per così dire si frappongono a interrompere e frastagliare il decorso cromatico-formale, anche con effetti di
“diluizione” e “dissolvimento”.
Il risultato è astratto, ma suggerisce vari possibili piani di lettura tematico-contenutistica dell’immagine, in termini di stilizzata o intuitiva rappresentazione visiva di frequenze acustiche, oppure di evocazione di una vibrazione cosmica che innervi la realtà
nel suo complesso, dalla minuscola particella alla dimensione dell’infinitamente grande.
L’autrice affida all’osservatore la libertà di abbracciare una spiegazione o l’altra, ovvero anche di farsi attingere dalla mera
suggestione e abbandonare a un oltrepassamento d’ogni interpretazione logica, lasciandosi “consuonare”dall’opera e con l’opera.
Paolo Bolpagni